lunedì 3 aprile 2017

Gara #11 - Maratona di Roma


E' da poco passata l'una del pomeriggio e sotto l'ennesimo violento acquazzone di questa inaspettata mattinata grigia e piovosa, mi sto incamminando verso casa. Il passo è lento, quasi claudicante. I muscoli bruciano, le giunture dei piedi scricchiolano e preannunciano già un conto che pagherò di certo nei prossimi giorni. Ma zuppo come un pulcino, mi godo la lentezza di questo cammino e sorrido felice. Felice perchè, ancora una volta, ho portato a termine un lungo lavoro, ho centrato un obiettivo che mi ero proposto mesi fa a prezzo di sacrifici, levatacce all'alba, dolori vari. Ancora una volta ho finito la Regina delle gare, una Maratona. E questa volta era la più importante, quella della mia città.

Sveglia alle 6, tutto il necessario lo ho già preparato la sera prima, non resta altro che vestirmi e uscire. Il meteo preannuncia una giornata piovosa, per questo oltre all'asciugamano e al cambio di maglietta porto anche cambio calzini, e k-way della Roma-Ostia. La metropolitana, poco prima delle 7, è già affollata da maratoneti che si dirigono verso la partenza. La strada dalla metro Circo Massimo verso il Colosseo è un'unica teoria di zaini azzurri, e colori sgargianti di tute e scarpe. La vera grande differenza rispetto alle altre gare alle quali sono abituato a partecipare, oltre alla quantità dei runners, sta anche nell'internazionalità dell'evento: il numero di partecipanti stranieri è quasi alla pari di quello degli italiani.

La temperatura è ottimale - intorno ai 13 gradi - e contrariamente alle previsioni il meteo è ancora asciutto. Per questo decido di conservarmi il k-way per un'altra occasione e lascio tutto il bagaglio al deposito borse, conservandomi solo cellulare (e protezione anti-acqua) e cuffiette. Sono da poco passate le 8 quando sono già pronto in griglia, mentre il cielo da ovest comincia a diventare sempre più scuro. Si canta l'inno, partono le handbike, poi i top runner. In men che non si dica anche noi della seconda onda passiamo sotto l'arco della partenza. La strada in direzione Circo Massimo è larga al punto giusto da evitare i classici imbottigliamenti e rischi di caduta tipici delle partenze così numerose. Mentre affianchiamo il Circo Massimo si sentono tuoni sempre più minacciosi e lampi che vengono proprio da dove stiamo andando noi. Intanto il mio ritmo di gara si posiziona intorno a un passo di 4'47", forse un po' troppo veloce rispetto al preventivato.

Appena imboccata la via Ostiense scendono le prime goccioline di pioggia che ben presto si tramutano in una bella pioggia costante che, all'altezza della Basilica di San Paolo diventa un vero e proprio nubifragio. Neanche un quarto di gara e sono già completamente zuppo dalla testa ai piedi e con le scarpe piene d'acqua: non proprio una condizione ottimale in vista di quello che mi aspetta. Dobbiamo arrivare a Testaccio e al rilevamento dei 10 chilometri perchè la pioggia ci dia una tregua: qui il passo è anche lievemente migliorato (4'46"/Km) e il vantaggio rispetto alla tabella di gara preventivata per l'obiettivo delle 3 ore e 30 è già di 2 minuti. Ad ogni rifornimento bevo acqua e sali, preoccupato del muro del trentesimo.



Il Lungotevere scorre via in un battito, dalla Sinagoga a Ponte Sisto fino al Palazzaccio: è il momento di girare per il quartiere Prati e proprio sul ponte che porta a Via Cola di Rienzo ecco lo scorscio peggiore che becchiamo in tutta la gara: pioggia violenta, con qualche chicco di grandine, vento forte: entro in Piazza Cavour bagnato come un pulcino e stavolta sento i piedi immersi nell'acqua. Proprio la nuvola di Fantozzi, su questa Maratona considerando che a Roma abbiamo avuto sole per un mese e anche le previsioni per i prossimi giorni danno bel tempo.



Ma non importa, vado avanti. Lo scroscio è forte ma dura poco, e già quando percorriamo via della Conciliazione con il Cuppolone di San Pietro sullo sfondo la pioggia è finita. Siamo a metà gara, l'intertempo di Viale Mazzini mi dà sulla mezza un tempo inaspettato, appena sotto l'1h40' con un passo di 4'44". E' il momento del primo integratore e di altri sali, mentre mi prefiguro davanti il resto della gara come un'incognita con un passo come questo: sono in vantaggio di 5 minuti sulla tabella.

La gara entra qui nella sua parte più dura: per il percorso e perchè c'è poca gente intorno. Il lungo tratto che dallo Stadio porta alla salita della Moschea sembra infinito, anche se la tanto temuta salita si dimostra meno temibile del previsto. Si torna di volata giù verso il Villaggio Olimpico dove si trova il rilevamento del 30k dove faccio segnare il mio personal best sulla distanza e il vantaggio sulla tabella aumenta a più di 6 minuti.

Da qui c'è il tratto più duro, non dal punto di vista altimetrico, ma per le forze che cominciano a scemare lentamente: il passo rallenta in maniera vistosa tanto che perderò all'incirca un secondo al chilometro ad ogni rilevamento. Però è anche il momento più bello: il percorso ritorna verso il centro storico, la gente ai lati della strada aumenta sempre di più, incita tutti, ti chiama per nome (è scritto sul pettorale). Il passaggio per Piazza Navona è di una suggestione unica, ma la folla impressionante che assiste al passaggio dei maratoneti quando da via del Plebiscito si gira per via del Corso mi ha fatto venire i brividi.



Ormai ho dato tutto, il passo rallenta sempre più vistosamente, via del Corso prima e via del Babuino dopo sembrano non finire mai. Siamo al 40 chilometro, si passa a Piazza di Spagna ma ormai non ne ho più per guardarmi intorno: penso solo a non fermarmi e ad arrivare. Il traforo in salita sembra una montagna, ma la luce alla fine del tunnel si fa sempre più vicina: è fatta. Via Nazionale dolcemente porta alla discesa di via IV novembre. Giro su Piazza Venezia e finalmente intravedo l'arco dell'arrivo. Stremato taglio il traguardo, guardando incredulo il tempo: 3 ore 23 minuti e 12 secondi. Ho migliorato il tempo di Firenze di circa 20 minuti!!

Risultati Ufficiali TDS - Clicca per ingrandire
Subito dopo l'arrivo mi rendo conto di avere dato davvero tutto: i quadricipiti mi fanno male e ho un dolore lancinante sotto le dita del piede sinistro nella parte superiore del piede. Anche i tempi che ho tenuto parlano di una gestione della gara non perfetta, ma corsa davvero di cuore (a Firenze ho fatto un negative split frutto soprattutto della gestione più che prudente della prima parte di gara).

Torno comunque da questa esperienza quasi epica rinforzato nelle mie convinzioni di runner. I miglioramenti che sto avendo quest'anno mi hanno fatto capire l'importanza di un allenamento serio e costante che, alla lunga, porta sempre i suoi risultati. Ora solo riposo e scarico, provando a immaginare l'inimmaginabile: la doppietta. Perchè i veri runner sono #Unstoppable.





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